1) Il risanamento dei bilanci dello Stato e degli enti pubblici locali, anche mediante rigorose economie in tutti gli organismi parassitari o pletorici e nelle spese non strettamente richieste dal bene degli amministrati o da necessità di ordine generale.
2) Il decentramento amministrativo per semplificare i servizi e per facilitare lo sfollamento della burocrazia, pur mantenendo l’opposizione recisa ad ogni regionalismo politico.
3) La rigida tutela del denaro dei contribuenti, sopprimendo ogni sussidio o favore, da parte dello Stato o altri Enti pubblici, a Consorzi, Cooperative, Industrie, clientele e simili, incapaci di vita propria e non indispensabili alla Nazione.
4) La semplificazione dell’organismo tributario e la distribuzione dei tributi secondo un criterio di proporzionalità, senza partigianerie pro o contro questa o quella categoria di cittadini, e non secondo concetti di progressività spogliatrice.
5) L’opposizione alla demagogia finanziaria e tributaria che scoraggi le iniziative o isterilisca le fonti del risparmio e della produzione nazionale. 6) La cessazione della politica di lavori pubblici abboracciati, concessi per motivi elettorali ed anche per pretesi motivi di ordine pubblico, o comunque non redditizi per la loro stessa distribuzione saltuaria e a spizzico.
7) La formazione di un piano organico di lavori pubblici secondo le nuove necessità economiche, tecniche, militari della Nazione, piano che si proponga principalmente di: completare e riorganizzare la rete ferroviaria italiana, riunendo meglio le regioni redente alle linee della penisola nonché alle comunicazioni interne della penisola stessa, specie quelle longitudinali dal sud al nord attraverso l’Appennino; accelerare nel limite del possibile, l’elettrificazione delle ferrovie ed in genere lo sfruttamento delle forze idriche sistemando i bacini montani anche a favore dell’industria e dell’agricoltura; sistemare ed estendere le reti stradali, specie nel Mezzogiorno ove ciò rappresenta una necessità pregiudiziale alla risoluzione di innumerevoli problemi economici e sociali; istituire e intensificare le comunicazioni marittime con la Penisola da un lato e le Isole e la sponda orientale adriatica e le nostre Colonie mediterranee dall’altro, nonché fra il nord e il sud della Penisola stessa, sia quale ausilio alla rete ferroviaria, sia per incoraggiare gli italiani alla navigazione; concentrare le spese e gli sforzi in pochi porti dei tre mari, dotandoli di tutto l’attrezzamento moderno; lottare e resistere contro i particolarismi locali che, in materia specialmente di lavori pubblici, sono causa di dispersione di sforzi e ostacolo alle grandi opere di interesse nazionale.
(<- era il punto 8 ma qui viene fuori così) Restituzione all’industria privata delle aziende industriali alla cui gestione lo Stato si è dimostrato inadatto: specialmente i telefoni e le ferrovie (incoraggiando la concorrenza fra le grandi linee e distinguendo queste ultime dalle linee locali esercibili con metodi diversi).
9) Rinunzia al monopolio delle Poste e dei Telegrafi in modo che l’iniziativa privata possa integrare ed eventualmente sostituire il servizio di Stato.