Grazie, in omaggio un bubbolino o un brodino aspro alla Necchi.
K, fottiti
Fai contenta la tua tosse, fuma una sigaretta

E cazzarola. Non si aggiorna questo topic da troppo tempo.

Quindi oggi parliamo di modificazione corporea e, in particolare, della modificazione corporea che prese piede (è proprio il caso di dirlo :asd:) in Cina a partire, secondo la tradizione, dal 900 d.C., quando una danzatrice, per impressionare l'imperatore, si fasciò i piedi con lunghe bende di seta e danzò la Danza della luna sul fiore del Loto.
Parliamo del cosiddetto loto (o giglio) d'oro, termine, oggi in disuso, che indica la pratica di fasciare strettamente i piedi delle bambine al fine di modificarne profondamente la struttura e facendo sì che queste camminino ondeggiando, come "il fiore di loto si piega al vento".
La pratica consisteva nel portare le ultime quattro dita del piede al di sotto della pianta, ripiegandole, mentre l'alluce veniva avvicinato al tallone, facendo sì che il punto di appoggio maggiore fosse il tallone stesso, causando la particolare andatura (non molto diversa da quella che si ha sui tacchi).

Lo scopo era quello di mantenere il piede piccolissimo, considerato più sensuale, alla pari del seno nei paesi occidentali.
Le famiglie benestanti adottavano questa pratica su bambine piccolissime, a partire dai 2 anni di vita, rendendola di fatto atraumatica.
Le famiglie meno abbienti, di contro, aspettavano che la figlia fosse in età da marito, dovendo lavorare sui campi, per cui la fasciatura cominciava a 12, massimo 15 anni, quando le ossa sono ancora abbastanza malleabili, causando però atroci sofferenze.

Una bella, quanto triste, testimonianza è riportata nel libro "Fiore di neve e il ventaglio segreto" di Lisa See
CitazioneQuando avevo sette anni, mia madre mi lavò i piedi, li cosparse di allume e mi tagliò le unghie. Poi mi piegò le dita contro la pianta del piede, legandomele con una fascia lunga tre metri e larga cinque centimetri, cominciando dal piede destro e passando poi al sinistro. Mi ordinò di camminare, ma quando ci provai, il dolore fu insopportabile. Quella notte mi sentii i piedi in fiamme e non riuscii a dormire; mia madre mi picchiò perché piangevo. Nei giorni seguenti cercai di nascondermi, ma fui costretta a camminare sui miei piedi. Dopo alcuni mesi, tutte le dita, tranne l'alluce, erano schiacciate contro la superficie interna. Mia madre mi tolse le bende e lavò il sangue e il pus che mi colavano dai piedi. Mi disse che solo rimuovendo a poco a poco la carne, i miei piedi sarebbero diventati snelli. Ogni due settimane mi mettevo delle scarpe nuove: ogni nuovo paio era di qualche millimetro più piccolo del precedente. D'estate i piedi puzzavano tremendamente di pus e di sangue, d'inverno erano gelidi per la mancanza di circolazione. Le quattro dita arricciate all'indietro sembravano bruchi morti. Ci vollero tre anni perché potessi calzare le scarpe di otto centimetri, le mie caviglie erano sottili, i piedi erano diventati brutti e ricurvi
Alla fine questo era il risultato, comparato con una Rx normale


Il piede, completamente deformato, veniva quindi "decorato" con scarpette piccolissime, finemente lavorate, rigide per potere contenere la deformazione e impedire che regredisse, oltre che per sostenere il peso del corpo


Nel periodo culmine della pratica il loto d'oro sostituì, di fatto, la dote della donna da marito, dal momento che dimostrava come la donna che si è sottoposta a tale pratica fosse sottomessa, coraggiosa e in grado di sopportare il dolore, tutte qualità incoraggiate dal Confucianesimo.

Oggi la pratica è stata pressoché abbandonata.
Ritengo di avere diritto alle royalties sull'acronimo BUBS :lki:
Sono scemo di mio :verovero: Tutto a posto | I don't have a problem with caffeine. I have a problem without caffeine.
Se i nostri cervelli fossero abbastanza semplici da poter essere capiti, allora saremmo così semplici che non capiremmo - Ian Stewart
Fotografia ad mentula



CitazioneLo scopo era quello di mantenere il piede piccolissimo, considerato più sensuale, alla pari del seno nei paesi occidentali.
:o

È una cosa che mi ha sempre lasciato male.
Anche peggio delle donne giraffa africane e delle fronti oblunghe precolombiane

Pure a me.
Citazione di: eldar il 29 Dicembre 2016, 21:12:27
È una cosa che mi ha sempre lasciato male.
Anche peggio delle donne giraffa africane e delle fronti oblunghe precolombiane
Le "vere" donne giraffa sono queste https://it.wikipedia.org/wiki/Kayan; c'è anche etnia africana che utilizza una pratica molto simile anche se meno estrema, https://it.wikipedia.org/wiki/Ndebele.



Bello il subreddit che ha creato questi video, reallifelore

Questo è pure figo
https://www.youtube.com/watch?v=AoRsa0Q5pA0
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Fotografia ad mentula

https://www.youtube.com/watch?v=iHkuBfmNG8I

avevo già postato qualcosa di questo gruppo di ricostruzione sperimentale vichinga
mi ha svarionato molto questo sottotopic: lo scudo nel combattimento dell'epoca è essenziale (in sostanza è l'arma primaria) ma in alcune circostanze molto particolari  può avere senso/utilità sacrificarlo come arma da getto? e con che tecnica risultato?

fa un po il pari con quest'alternativa al contrario.
se mi serve range, ed ho un'arma secondaria da sfoderare di volata, potrei a questo punto reciclare la spada come arma da getto con un range/letatlità utili?

https://www.youtube.com/watch?v=wTC_1HRgbuo

https://www.youtube.com/watch?v=cor9VH66epU

Il video lo guardo con calma dopo.
Solo una riflessione al volo: considerato il fatto che comunque sono armi che hanno un loro peso, direi che, se ben lanciate, il loro bel danno lo potrebbero fare.
Il punto è: quanto semplice può essere, in mezzo al gran casino di una battaglia, lanciare efficacemente uno scudo o una spada?
Ritengo di avere diritto alle royalties sull'acronimo BUBS :lki:
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#1552 02 Gennaio 2017, 14:52:14 Ultima modifica: 02 Gennaio 2017, 15:14:28 di eldar
Citazione di: Darko il 02 Gennaio 2017, 14:42:35
Il video lo guardo con calma dopo.
Solo una riflessione al volo: considerato il fatto che comunque sono armi che hanno un loro peso, direi che, se ben lanciate, il loro bel danno lo potrebbero fare.
Il punto è: quanto semplice può essere, in mezzo al gran casino di una battaglia, lanciare efficacemente uno scudo o una spada?

@Darko
in realtà per essere semplice è semplice. son movimenti molto rapidi e non richiedono cambi di posizione ne di impugnatura. in sostanza questione di un attimo
difatti possono tornare utili e talvolta venivano usati nei duelli -nonostante il gran rischio di sacrificare un pezzo utile ai limiti del fondamentale- proprio per l'immediatezza l'effetto sorpresa.
Nei video ci sono diversi esempi "pratici" di situazioni da campo di battaglia in cui questa cosa può tornare utile:
in sostanza tutte quelle situazioni in cui il tuo bersaglio è ad una distanza da te non copribile muovendoti (10/15 metri ad esempio, specie se ci sono ostacoli nel mezzo) in tempo utile rispetto a quello che hai tu nel volerlo colpire* (perchè lui magari sta minacciando nell'immediato te con una arma da tiro/getto o qualcun'altro cui tu vuoi salvare il pelo)
 
*dove colpire magari non è automaticamente ammazzare ma facile la tua priorità nons ia tanto quella quanto già ti accontenteresti di fermarlo/incapacitarlo/distrarlo


carino.
grazie della segnalazione Sissi.

 ;)
Letto tutto? Io dopo il primo paragrafo ero già distratta  :asd:

A distanza di circa 20 secoli e mezzo, nuova puntata di "Misteri misteriosi e favolose favolose"
(Applausi in sottofondo)

Oggi parliamo di un mistero sgnaboloso, essendo proprio della terra di Sgnablia, anche se in varianti altre se ne trovano tracce in tutti i territori dell'antica Magna Grecia e nell'Ellade intera: femmina accabadora.

Chi era s'accabadora?

Fino a qualche decennio fa in Sardegna si praticava l'eutanasia.
Era compito di ''sa femmina accabadora'' procurare la morte a persone in agonia.

S'accabadora era una donna che, chiamata dai familiari del malato terminale, provvedeva ad ucciderlo ponendo fine alle sue sofferenze. Un atto pietoso nei confronti del moribondo ma anche un atto necessario alla sopravvivenza dei parenti, soprattutto per le classi sociali meno abbienti: nei piccoli paesi lontani da un medico molti giorni di cavallo, serviva ad evitare lunghe e atroci sofferenze al malato.
Sa femmina accabadora arrivava nella casa del moribondo sempre di notte e, dopo aver fatto uscire i familiari che l'avevano chiamata, entrava nella stanza della morte: la porta si apriva e il moribondo, dal suo letto d'agonia, la vedeva entrare vestita di nero, con il viso coperto, e capiva che la sua sofferenza stava per finire.
Il malato veniva soppresso con un cuscino, oppure la donna assestava il colpo di ''su mazzolu'' provocando la morte.

S'accabbadora andava via in punta di piedi, quasi avesse compiuto una missione, ed i familiari del malato le esprimevano profonda gratitudine per il servizio reso al loro congiunto offrendole prodotti della terra.
Quasi sempre il colpo era diretto alla fronte.
Il termine ''accabadora'' viene dallo spagnolo ''acabar'' che significa finire.
''Su mazzolu'' era una sorta di bastone appositamente costruito da ramo di olivastro, lungo 40 centimetri e largo 20, con un manico che permette un'impugnatura sicura e precisa.

In Sardegna s'accabbadora ha esercitato fino a pochi decenni fa, soprattutto nella parte centro-settentrionale dell'isola. Gli ultimi episodi noti di ''accabadura'' avvennero a Luras nel 1929 e a Orgosolo nel 1952. Oltre i casi documentati, moltissimi sono quelli affidati alla trasmissione orale e alle memorie di famiglia. Molti ricordano un nonno o bisnonno che comunque ha avuto a che fare con la signora vestita di nero.

La sua esistenza e' sempre stata ritenuta un fatto naturale,come esisteva la levatrice che aiutava a nascere, esisteva s'accabadora che aiutava a morire. Si dice addirittura che spesso era la stessa persona e che il suo compito si distinguesse dal colore dell'abito (nero se portava la morte, bianco o chiaro se doveva far nascere una vita).
Questa figura, espressione di un fenomeno socio-culturale e storico, e' la pratica dell'eutanasia e nei piccoli paesi rurali della Sardegna e' legata al rapporto che i sardi avevano con la morte, considerata come la conclusione del naturale ciclo della vita.

Ritengo di avere diritto alle royalties sull'acronimo BUBS :lki:
Sono scemo di mio :verovero: Tutto a posto | I don't have a problem with caffeine. I have a problem without caffeine.
Se i nostri cervelli fossero abbastanza semplici da poter essere capiti, allora saremmo così semplici che non capiremmo - Ian Stewart
Fotografia ad mentula


Ho aspettato fino in fondo il racconto di un episodio macabro/assurdo/splatter del tipo
"s'accabadora, dimenticatasi del bastone, uccise un uomo utilizzando il corno di un montone ancora vivo, cospargendo di sale il volto del morituro e liberando l'animale"

oppure

"l'ultima s'accabadora era famosa per utilizzare un martello di metallo, pesante circa 18kg. Fu per lo stato pietoso dei volti dei morituri dopo il suo passaggio che questa pratica venne abolita, dopo le numerose proteste dei famigliari stufi di raccogliere pezzi di cranio per tutta la stanza"

o la variante

"l'ultima s'accabadora era una donnina minuta di 1.40m e 40kg, che percuoteva ripetutamente il cadavere per farlo morire. Data la sua scarsa forza potevano volerci anche 2 ore, dove si sentivano le sue imprecazioni 'ma proc... petta... riprovo... scusa... n'attimo'"

@Cire non è un thread di questo tipo :asd:

@Darko questa storia mi risulta naturale.
Non sarà che... Sono una reincarnazione del bastone? :lki: