@eldar Sarà anche un first world problem, ma è un problema. Che a te fottesega, beh, fottesega

Non puoi dire tu alla gente che la loro sofferenza vale meno di quella di altri.
Minimo minimo ti danno fuoco.
Inutile stare a sminuire una cosa che non abbiamo mai provato.
La mia ragazza, lo sapete tutti, lavora in un consultorio e queste sono situazioni che vede quotidianamente.
Da psicologa.
E comunque costa meno far fare un figlio con la fivet o l'icsi che non pagare lo psicologo o gli psicofarmaci praticamente a vita, parlando di welfare.
Che ci sia gente che non dovrebbe neanche provarci a procreare, quale che sia il modo, sono d'accordo, ma l'ultima volta che ho uscito un discorso del genere mi hanno dato del nazista, per cui ormai evito.
Mi rendo conto che su argomenti del genere, visto il tuo ambito di studi, siamo agli opposti completamente.
... trovo che ci sia differenza tra il curare e il mettersi in mezzo nel processo riproduttivo ...
Non c'è nessuna differenza, né morale né di altro tipo.
Come tento di curare una sinusite, tento di curare l'infertilità o la sterilità.
Non cambia assolutamente nulla. Io davanti ho una persona, non una patologia, che soffre come e più di altri.
L'errore più grande che posso fare da medico e da uomo è dire cosa va bene curare e cosa no.
Quanto all'accanimento terapeutico, no, è cosa diversa.
L'accanimento terapeutico si riferisce a quelle pratiche mediche somministrate pur sapendo dell'impossibilità della riuscita (che sia il macchinario per mantenere il batito, o qualunque altra terapia).
In una coppia infertile o sterile la possibilità di riuscita (con le dovute eccezioni, ovviamente) c'è quasi sempre. que
Uhm ok quindi il fine ultimo è garantire la possibilità di riprodursi. E del discorso del bambino e dei vari traumi cui viene sottoposto per garantire questa cosa che mi dici? Della donna che (molto spesso ma magari non sempre) per soldi deve separarsi dal bambino che ha portato in grembo nove mesi?
e poi.. scusa ma di fatto tu non stai curando l'infertilità stai solo facendo un collage di ovuli/spermatozoi/uteri funzionanti per consegnare il risultato nelle mani di chi comunque non può avere figli propri.. 
Mi sa che fai un filo di confusione. Tu parli di utero in affitto, io parlo di fecondazione artificiale (omo o eterologa).
In ogni caso non è diverso da un trapianto, faccio un collage tra un donatore e un ricevente, o una donazione di sangue, o praticamente tutta la chirurgia dal 1500 ad oggi.
Curare non significa fare sparire una patologia. A volte è quello (un'infezione batterica, prendi l'antibiotico), altre volte, quasi la maggior parte, significa solamente ristabilire una funzione lì dove c'è una functio lesa. Pensa a un bypass coronarico, ad un pacemaker, ad un trapianto, ad un intervento di protesi d'anca/ginocchio/spalla, alla rimozione di un carcinoma, ad una tireidectomia, ad una riabilitazione da ictus o incidente stradale ecc ecc.
L'utero in affitto è un caso a parte e ovviamente più delicato (faccio notare che è pratica non consentita praticamente ovunque, a parte pochissima stati).
Pensa però se il papà si fosse bombato l'amante, che questa fosse rimasta incinta e avesse lasciato il figlio a lui e la moglie avesse deciso di adottarlo.
Penseresti che lui è un porco (o un grande, dipende

), che lei è una zoccola e che la moglie è una santa ( o una cogliona, dipende

). Non ti sogneresti mai di dire che quel bambino non doveva nascere.
Non cambia nulla. Cambia solo dove sborra il marito.
Ps: a proposito di collage, per ammassi cellulari di dimensioni più misere i provita fracassano i coglioni dalla mattina alla sera.
Pps: lasciamo stare gli assistenti sociali e i tribunali dei minori che sono l'aberrazione di quella che dovrebbero essere.
Poi a parte vi scrivo di un caso assurdo capitato proprio alla mia ragazza qualche mese fa.